Possibili scenari e analisi della realtà per ricollocare eventi e parole senza dipendere (troppo) dall’andamento dell’epidemia. Hai carta e penna?
Il futuro si progetta consapevoli del passato
Vale la pena spendere qualche momento per capire come siamo arrivati sino a qui e fare una sorta di reset sul piano professionale e personale, che ci permetta di gettare nuove basi stigmatizzando il passato, che non può non esser (in parte) causa di un presente infausto.
La globalizzazione che aveva tutte le potenzialità per far crescere il mondo in unità economica, politica e sociale, si è trasformata in una strada infetta, che ci ha portati a consumi scellerati, degrado ambientale e disparità sociali.
L’idea stessa di una crescita senza fine, che rincorre il risultato a tutti i costi e sempre in competizione con l’altro, ha lasciato indietro tutto ciò che non fosse lavoro, quindi in parte anche la nostra umanità.
Per sopperire alla mancanza di buone relazioni e tempo libero, ci siamo fatti inondare la vita da una quantità di prodotti e messaggi inutili, dei quali, analizzati oggi dall’interno desolato delle nostre case, non abbiamo davvero alcun bisogno.
Una compulsione verso la materialità, unita a una mancanza di cultura verso il lavoro smart, ha impedito lo sviluppo di modelli di business sostenibili e di conseguenza di aziende più agili, meno impattanti sul piano ambientale e più propense alla collaborazione con i propri dipendenti, basata sulla responsabilità piuttosto che sul controllo.
La cultura del superfluo declinata in ogni aspetto della vita oggi sembra non combaciare più con la realtà; serve una visione più profonda, inclusiva e sostenibile che ci aiuti a rinascere.
Per evolverci è necessario prima avere consapevolezza di essere (stati) parte di quella cultura; t’invito quindi ad analizzare il lavoro quotidiano, per far emergere risorse da destinare a nuove modalità di produzione degli eventi.
Togliere, per avere di più
Dato che un po’ di tempo libero oggi non manca, ti consiglio un buon esercizio propedeutico al cambiamento.
Fai una lista delle cose che nel tuo lavoro puoi modificare per renderlo più sostenibile per te e per il pianeta, inserendo anche prodotti e servizi che oggi ritieni inutili, quelli che non stai più utilizzando.
Qualche spunto:
- organizzazione del tuo ufficio – uso di carta e materiali
- organizzazione del lavoro dei tuoi collaboratori e annesse possibilità di lavoro smart
- viaggi di lavoro che possono trasformarsi in conference call
- sopralluoghi c/o sedi di eventi che possono essere sostituiti da tour virtuali
- idee di gadget digitali per i partecipanti agli eventi, che vadano a eliminare la sovrapproduzione di tutti quegli articoli banali e non sostenibili che abbiamo spesso scelto più per abitudine, che per donare davvero qualcosa
Fare questa lista mi ha restituito consapevolezza e risorse, in termini di tempo e denaro, che non avevo mai preso in considerazione e che si rivelano importanti per gli investimenti futuri.
L’analisi dello scenario attuale
La situazione che si prospetta potrebbe essere più impegnativa del previsto, come scrive Michela Proietti in questo articolo apparso sul Corriere che riporta uno studio condotto da Gordon Lichfield, direttore di MIT Technology Review, magazine dell’omonima università del Massachusetts.
Il ricercatore americano prefigura un triste ripetersi dell’epidemia (come sta accadendo a Hong Kong e Shangai) fino a che non sarà trovato un vaccino e sperimentata una cura efficace, con un orizzonte temporale non inferiore ai 18 mesi.
Lichfield individua quindi un nuovo modo di vivere basato sul distanziamento sociale e sul digitale, strumento quest’ultimo al centro di ogni attività lavorativa, ma anche personale.
In un contesto così incerto gli eventi, quelli fisici, che nelle ultime settimane tutti abbiamo già posticipato almeno un paio di volte, diventano chimere, anche per quelle aziende che negli eventi vedono il proprio core business o che con essi veicolano prodotti.
L’evento nasce per unire le persone intorno a un brand o a un’istituzione e se posso immaginare di andare al cinema occupando le sedie in maniera alternata, so di non poterlo fare per tutti i tipi di eventi, ma solo per alcuni. Quindi che fare?
Rimodulazione del lavoro: la lista delle cose da modificare
Un’altra lista? Lo so la mente vacilla, ma per capire come aprire una nuova strada bisogna avere le idee chiare e organizzare il lavoro in modo differente.
Oggi gli eventi si stanno già svolgendo online o in streaming e per darti una panoramica fedele di quanto sta accadendo nel mercato degli eventi e della comunicazione, condivido un interessante articolo in continuo aggiornamento su Primaonline, che raccoglie numerose interviste rilasciate da manager della pubblicità e del mondo produttivo, nazionali e internazionali.
La pianificazione tempestiva e la messa in campo di nuove metodologie, sta permettendo a queste aziende di continuare a comunicare in accordo con le regole imposte dall’emergenza sanitaria, contenendo quindi le perdite.
Tornando allo studio di Lichfield, potremmo dire di trovarci di fronte a un bivio con due strade possibili:
- puoi attendere che tutto torni alla normalità, con il rischio che passino molti mesi (per gli eventi) e che la perdita di fatturato sia ingente;
- puoi organizzarti per continuare le attività in digitale, senza perdere fatturato e con la possibilità di coinvolgere nuovo pubblico.
Se deciderai di iniziare a produrre eventi live streaming, passando al digitale, la lista questa volta dovrai farla per suddividere le competenze tra dipendenti e consulenti e sulle azioni da svolgere per impostare il lavoro; anche per questa lista ti do qualche spunto:
- dividi i tuoi collaboratori in due categorie: quelli più creativi che possono mettere mano ai format e quelli più tecnici per gli aspetti logistici;
- per la scrittura vera e propria dei format, ti servirà un copywriter;
- confrontati con gli esperti IT della tua organizzazione, per verificare capacità tecniche e scelta dei mezzi, come piattaforme per l’online e aziende che si occupino di streaming e web tv;
- insieme alla logistica individua gli studi di posa/sedi varie, dove svolgere gli eventi che andranno in streaming;
- insieme agli uffici marketing e commerciali imposta una rimodulazione delle strategie e del pricing dei prodotti;
- fai un’analisi della comunicazione: dal TOV al tipo di messaggi che divulghi, fai attenzione che siano adeguati al momento che il tuo target sta vivendo
Ti accorgerai che hai già quasi tutto quel che ti serve e riorganizzando il lavoro delle persone darai loro la possibilità di misurarsi con nuove skill.
Se sei un freelance le liste saranno ugualmente utilissime, ma ancora di più lo sarà attingere a tutta la creatività possibile, per proporre i format adeguati agli eventi digitali e per immaginare quelli fisici, con il pubblico a distanza di sicurezza; si possono creare momenti di grande impatto emotivo, spettacolarizzando quello che ora ci sembra un limite.
Torneremo a fare eventi
Appare chiaro che non riprenderemo dal punto in cui ci siamo fermati e probabilmente saremo più lenti, cosa che rappresenterà la nostra vera forza.
Si, perché correndo abbiamo lasciato indietro chi non poteva tenere quella velocità, e pezzi di pianeta che forse non riusciremo a recuperare.
Tornerà il tempo in cui potremo riprendere a fare manifestazioni ed eventi insieme alle persone che, a quel punto, ci troveranno cambiati.
Se riusciremo ad adattarci, uscendo da uno schema che oggi non trova applicazione, salveremo il nostro lavoro e i nostri clienti, diventeremo più consapevoli, smart e flessibili; l’acquisizione di ulteriori competenze professionali e l’esperienza umana che stiamo vivendo, ci permetteranno di diventare più preparati a fronteggiare ulteriori improvvisi cambiamenti che la vita, quasi sicuramente, ci riserverà.
Mi chiamo Roberta Marchi e scrivo per aiutare brand e persone a incontrarsi, sia in digitale che live.
Mi appassiona la visione d'insieme e la creatività, che senza analisi è nulla. Credo nella comunicazione che rilascia ispirazioni, come quelle che ho ricevuto viaggiando; l'incontro con culture diverse mi ha insegnato a contaminare le mie certezze per non sentirmi mai troppo al sicuro e restare disponibile al cambiamento.