“Un evento è tutto ciò che accade”, così recitava lo slogan creato per la mia attività di eventi ed è la riflessione che mi spinge a scrivere più del privato che del professionale, cogliendo l’ispirazione dal periodo che sto vivendo, denso di accadimenti forti e toccanti, in tutte le aree della vita.

La collaborazione ai contenuti editoriali della Fan Page Il Rumore Del Lutto, la rassegna che racconta da undici anni il lutto e la morte attraverso eventi d’arte e cultura a Parma, mi ha costretta a mettere nero su bianco pensieri ed emozioni.

Scrivere per loro è un innesco automatico verso pensieri nuovi intrecciati a fatti personali, in modo particolare a quelli che mi spingono a lavorare su di me per fare un passo in avanti nella mia evoluzione, a cambiare qualcosa, a comprendere di più di questa incredibile esperienza che è vivere.

Lavorare nella comunicazione e negli eventi mi permette di incontrare centinaia di persone ogni mese, ed entrare in contatto con loro mi regala la consapevolezza che pochi sono esenti da alcune fragilità; una di queste è proprio la relazione che abbiamo con la morte intesa come perdita, qualcosa che in qualche modo finisce.

La nostra cultura ci porta a considerare il significato della morte solo nel momento in cui viene a mancare qualcuno a noi caro, ma nella realtà non è così; sperimentiamo continuamente il lutto, senza rendercene conto e, spesso, senza essere preparati.

Ogni volta che una situazione stabile finisce o si modifica risuona nel lutto, rischiando di mandarci profondamente in crisi. La perdita di un lavoro, il trasferimento di un amico, una malattia, la morte di una persona cara, sono tutti fatti che ci coinvolgono in una fine che deve trovare una motivazione per essere elaborata, in equilibrio tra dolore e accoglimento.

Ogni cosa che finisce è in sé un lutto, di fronte al quale spesso ci ritroviamo persi in un dolore che, in alcuni casi, ci travolge completamente trascinandosi dietro tutta la nostra vita.

Ho avuto modo di riflettere, ad esempio, sulla relazione sentimentale che “muore”, scrivendo di femminicidio per la rassegna, che ha proposto, tra i suoi quaranta eventi, un convegno sul tema, affrontato dal punto di vista dell’informazione.

E senza confondere un fenomeno così grave come il femminicidio, con qualcosa che può accadere alla vita di ognuno di noi, come la fine di una relazione, abbiamo tutti un’idea chiara della profondità del dolore che questo evento può causare; la quotidianità che si modifica radicalmente, le amicizie che cambiano, ed una grande quantità di gesti e abitudini che vengono a mancare.

L’insieme di queste cose può arrivare a creare, in chi ha già un fragile equilibrio, l’illusione di poter esercitare il diritto al possesso dell’altro, decidendo di non permettergli di andar via, pur di non affrontare la sofferenza che quella perdita farebbe emergere.

Allontanandoci dai casi estremi, il dolore provocato dalla rottura di una relazione è in grado di sconvolgere profondamente anche chi vive in pace con sé stesso e in equilibrio tra le cose della vita, creando un’onda di dolore nella quale, a volte, si rimane alla deriva per molto tempo.

Come affrontare il lutto di un genitore

Come fare, allora, quando accade? Come possiamo contestualizzare un lutto nella nostra vita, senza esserne travolti completamente?

Non essendo una terapeuta, un coach o una psicologa, ho dovuto cercare dentro di me un modo per vivere in maniera costruttiva i lutti che hanno attraversato la mia vita negli ultimi mesi, e in questa ricerca mi sono voluta rivolgere a questa vita pensando che sia perfetta così com’è, e che ciò che posso cambiare è unicamente il mio modo di vedere le cose.

Se considero la vita nella sua integrità e perfezione, quando vivo una “perdita” la mia domanda non dovrà essere: “perché?”, ma piuttosto: “come posso lasciare andare questa cosa?”; ogni situazione, anche la peggiore ha una propria motivazione precisa che noi non conosciamo e, per farne tesoro, possiamo decidere di seguire la vita nella strada che ci sta indicando proprio con quella perdita.

Sarà il rimanere nello scorrere delle cose che, alla fine del percorso, ci darà una visione più chiara delle motivazioni per cui ci siamo trovati ad affrontare quel fatto.

Ogni volta che perdiamo un lavoro, un amore o una persona viene a mancare, se riusciamo a “lasciamo andare” permettiamo a quell’energia di fluire e di incanalarsi nell’universo senza resistenze; questo consente anche alla nostra vita di continuare a scorrere liberamente senza attaccamenti al passato.

Questo tipo di atteggiamento ci regala la possibilità di vivere il dolore senza esserne schiacciati, senza che sia il dolore a viversi noi, togliendoci tutto il resto.

Come elaborare un lutto

Il lutto è un fatto della vita che richiede un impegno nella sua organizzazione per essere elaborato e, proprio come per un evento, dobbiamo trovare un modo per affrontarlo, tenendo d’occhio i “costi”, il nostro break even che, in questo caso, è il risultato di quanto ci costerebbe rimanere ancorati a ciò che non c’è più rispetto a quanto potremmo guadagnare, in termini di benefici, decidendo di lasciarlo andare.

Rimanere senza resistenze nello scorrere della vita, nel momento in cui quello che accade è doloroso, ci permette di accogliere insieme dolore e speranza, con la fiducia incrollabile che in tutto c’è un accrescimento, il nostro tesoro personale.

Superare il lutto e tornare a vivere

Tutto accade per un motivo e la capacità di far scorrere ciò che ci sta lasciando, ci conduce nel tempo a comprenderne il significato. Ogni volta che ci opponiamo a questo scorrere e tentiamo di trattenere quello che non c’è più, blocchiamo il fluire della vita e cambiamo il nostro destino, di solito in peggio.

Non sarà mai possibile capire perché una persona è mancata, quello resterà nascosto nella profondità della sua vita; la nostra occasione è comprendere che significato ha quel lutto nella nostra vita in quel momento, e che tipo di ostacolo ci aiuterà a superare, permettendoci così una crescita straordinaria.

È possibile, quindi, non soffrire più?

No e non sarebbe nemmeno in armonia con la vita non soffrire per una perdita, ma c’è dolore e dolore; possiamo soffrire per il distacco da cose e persone, restando liberi e lucidi all’interno dell’evolversi della situazione, senza farci schiacciare completamente da un dolore cieco, che non trova soluzione di continuità.

Dopo la perdita di mia madre, ho rischiato di vacillare e ho dovuto far emergere dal mio cuore una profonda fede nella vita, e nel processo di cui parlavo prima, che mi sta concedendo la possibilità di vivere questo lutto con armonia, ma non solo; lo sforzo costante di restare all’interno del fluire della mia vita, sta liberando nuove energie.

Ho preso consapevolezza di alcuni aspetti importanti che ho potuto modificare anche radicalmente, e oggi, a distanza di tre mesi, quel lutto è un maestro che mi sta insegnando molto senza distrarre le lacrime, ma lasciandole fluire dentro a questa inaspettata trasformazione della mia vita.

Nel mio percorso ho perso molte cose e persone e ogni volta che non sono riuscita a lasciarle andare mi sono persa io, una cosa che non dovrebbe mai accadere; continuare a fluire nel solco della vita, nel momento in cui siamo coinvolti dal lutto, è un’arte che ognuno di noi è in grado di imparare.

Si tratta di respirare profondamente, sviluppando la pazienza di arrivare in fondo ad ogni respiro, prima di iniziarne uno nuovo.

 

 

 

 

Essere umano, copywriter, UX writer & event designer at Linguaggi Umani | info@robertamarchi.com | Website

Mi chiamo Roberta Marchi e scrivo per aiutare brand e persone a incontrarsi, sia in digitale che live.

Mi appassiona la visione d'insieme e la creatività, che senza analisi è nulla. Credo nella comunicazione che rilascia ispirazioni, come quelle che ho ricevuto viaggiando; l'incontro con culture diverse mi ha insegnato a contaminare le mie certezze per non sentirmi mai troppo al sicuro e restare disponibile al cambiamento.