I grandi giornalisti sono grandi ascoltatori.
Lo afferma Carl Bernstein, giornalista del team al quale dobbiamo il reportage Woodward-Bernstein, che ha smascherato l’insabbiamento del Watergate e portato alle dimissioni del presidente Nixon.
E sì, fino qualche anno fa era l’informazione a occuparsi di cercare la verità; la sua missione era quella di stanare le ingiustizie del sistema pubblico con inchieste che segnavano un prima e un dopo i fatti: qualcosa a cui guardiamo con nostalgia e un filo di rabbia, visto il decadimento qualitativo delle testate giornalistiche.
Chi scrive per la comunicazione fa un’attività differente da quella che svolge chi si occupa d’informazione, pur avendo molti aspetti in comune; l’intervista è uno di questi e per esser buona deve diventare una storia interessante per chi legge o ascolta (podcast): il consiglio di Bernstein mi sembra quindi il migliore che possiamo seguire.
Come prepararsi a condurre un’intervista
L’atteggiamento corretto è il punto di partenza per ogni cosa; perché un’intervista abbia successo è necessario cedere tutto lo spazio all’ospite e alla sua storia, per mettere una base solida sulla quale far poggiare il lavoro.
Il marketing ci ha insegnato ad immolare tutto al personal branding, un modo di intendere la comunicazione che non sempre paga e, in tema di interviste, ne abbiamo toccato con mano l’evanescenza partecipando a dirette Instagram che andavano deserte perché non anticipate da una buona comunicazione, o peggio, abbandonate nel mentre in quanto costruite più per l’host che sull’ospite.
Quando scegli di inserire un’intervista nella tua programmazione editoriale, devi dargli un senso che vada ben oltre il tuo personal branding: se quell’intervista la vuoi fare per te, lascia perdere.
Obiettivi
Per delineare gli obiettivi dell’intervista è necessario porsi le giuste domande:
Interrogarsi su ogni questione serve a dare forma al lavoro e avere obiettivi chiari ti permette di focalizzare gli elementi che interessano davvero, scartando il resto.
Le domande da porre all’ospite
Tornerei a Bernstein e al consiglio di stare in ascolto sia dell’ospite che del tuo pubblico.
Ascoltare l’ospite significa studiare con profondità il suo background e l’argomento che tratterai con lui, utilizzando però il punto di vista del pubblico, chiedendoti quali benefici vuoi far arrivare alle persone attraverso quell’intervista.
L’approfondimento ti metterà al riparo dagli errori, dai contenuti vuoi e dagli imbarazzi.
Fai un lungo elenco dei punti che tratterai per esplodere l’argomento mettendo a fuoco le informazioni più intriganti e maggiormente in linea con gli obiettivi che hai stabilito; un elenco esaustivo ti servirà a focalizzare i temi da trattare e quelli da scartare.
Una volta definito, l’elenco ti aiuterà nel delineare il senso logico e temporale dei vari argomenti che, a quel punto, saranno pronti per essere trasformati in domande.
Dalle risposte che otterrai dall’ospite, potrai raccogliere molte citazioni e aneddoti utili anche per prolungare l’eco dell’intervista nei giorni successivi.
Il ritmo
È dato sia dalla sequenza che dalla forma delle domande, che si dividono in aperte e chiuse.
Nel primo caso, la domanda aperta lascia alla persona la possibilità di scegliere come rispondere senza che sia tu ad indicare un recinto nel quale muoversi; sono domande che tolgono stress, facendo sentire a proprio agio la persona che hai di fronte.
La domanda chiusa, alla quale segue un sì o un no sarebbe meglio evitarla, a meno che non ti serva per teatralizzare un passaggio del dialogo particolarmente importante o toccante; in questo caso, se ci sta, puoi aggiungere una piccola pausa dopo la risposta, per evidenziare anche con il silenzio l’importanza di quell’affermazione.
Infine, disponi le domande seguendo la logica musicale del “crescendo”, per raccogliere l’interesse del pubblico e accompagnarlo sino al culmine dell’intervista, che segnerà anche il momento in cui potrai andare in chiusura dell’incontro.
Il profilo della persona intervistata
Disegnare bene il profilo dell’ospite ti aiuterà a creare interesse intorno all’intervista e avendo stabilito che la fai per il pubblico e non per te, dovrai impegnarti a fondo per ottenere l’attenzione delle persone.
Di solito il profilo si traccia in base alla relazione che hai creato con questa persona, però alcune indicazioni generali andrebbero seguite:
Il profilo dovrebbe servire a presentare al pubblico l’ospite nel suo insieme, non esclusivamente legandolo al tema, dando così all’intervista maggior spessore e alla persona il giusto riguardo.
In ultimo
Anche l’ospite ha diritto a prepararsi all’intervista e per farlo è buona cosa condividere in anticipo i temi che toccherai; questo non significa inviare l’elenco delle domande, ma solo gli argomenti, in modo da evitare scivoloni e brutte figure che non fanno mai bene a nessunǝ.
Se stai pensando di inserire un’intervista nella tua programmazione editoriale e vuoi fare riferimento a esempi che non siano parte del mondo dell’informazione, ti consiglio di seguire il podcast Hacking Creativity; Edoardo e Federico sono due super professionisti e da loro puoi imparare moltissimo su come prepararsi a condurre un’intervista, oltre a un sacco di altre cose.
Di tutta questa cura, ispirata a consigli e indicazioni della Columbia University, il pubblico ti ringrazierà.
Mi chiamo Roberta Marchi e scrivo per aiutare brand e persone a incontrarsi, sia in digitale che live.
Mi appassiona la visione d'insieme e la creatività, che senza analisi è nulla. Credo nella comunicazione che rilascia ispirazioni, come quelle che ho ricevuto viaggiando; l'incontro con culture diverse mi ha insegnato a contaminare le mie certezze per non sentirmi mai troppo al sicuro e restare disponibile al cambiamento.