L’economia delle aspirazioni moderne riguarda il nostro cambiamento nei confronti del consumo compulsivo: si parte da una storia.

A Ginza, in un quartiere di Tokyo, esiste una libreria che vende un unico libro.

Si chiama Marioka Shoten e dal 2015 propone un nuovo libro a settimana, al quale dedica eventi di presentazione, mostre d’arte, incontri con l’autore, reading e la disponibilità di Yoshiyuki Morioka, proprietario e padre del progetto, ad approfondire con i suoi clienti i libri che presenta, rispondendo a domande e dubbi. Entrare nella sua libreria diventa così come entrare nel libro.

Lo so, ti sembrerà assurdo ma questa modalità è vincente e i numeri stanno dando ragione a Yoshiyuki che intervistato sui motivi che l’hanno spinto verso un business così ricercato, risponde: «Così si rigenerano gli animi».

Una risposta singolare che mi porta a mettere a confronto l’overload di offerta alla quale siamo stati abituati (con lo stress che genera), alla proposta di Yoshiyuki, con il suo prodotto nuovo a settimana che, inevitabilmente, tranquillizza.

Pensare di avere tempo per osservare, parlare col venditore approfondendo le caratteristiche di un prodotto o un servizio, restituisce una certa leggerezza che si contrappone al caos che ci propone la rete in quella navigazione incerta (ma anche infinita) alla quale ci affidiamo ogni volta che dobbiamo acquistare qualcosa.

Quel mare di offerte

Come racconta The sociology of business, in America sono presenti 75 startup per la cura degli animali domestici, oltre ai venditori già presenti da anni sul mercato. Un numero esorbitante che si somma a quelli di altri settori, come bellezza, abbigliamento, ristorazione, già tutti traboccanti di opzioni. Se poi consideriamo che la rete non ha confini e che non conta da dove ti colleghi con il tuo dispositivo, è chiaro che esercitare una scelta in un negozio chiamato mondo diventa molto complesso.

Spesso acquistiamo anche quando non abbiamo una reale necessità, continuamente solleticati dallo scandire di pubblicità online pensate per noi, che interrompono quel che stiamo facendo spingendoci a comprare cose che, frutto di un marketing manipolatorio, il più delle volte, si rivelano inutili alla nostra quotidianità.

In questo caos nasce l’economia delle aspirazioni moderne per raccontarci come siamo cambiati; le rilevazioni delle tendenze di consumo, rivelano che l’aspirazione delle persone che acquistano nel post pandemia, non è più quella di avere montagne di denaro a disposizione per comprare qualsiasi cosa, ma di coltivare il gusto necessario a saper scegliere cosa comprare.

Un nuovo modo di consumare che ci scopre più attenti, meno disponibili alla manipolazione pubblicitaria e consapevoli (forse) del legame che c’è tra l’acquisto compulsivo e il danno ambientale.

Come ci ha cambiati la pandemia?

È una buona domanda da farsi e non solo in materia di shopping; ti ricordi l’offerta della rete prima della pandemia? Eravamo invasi da prodotti inutili spediti in tutto il mondo, che mettevano il pianeta sempre più in affanno, insieme al nostro futuro; oggi assistiamo a una netta diminuzione della circolazione di questo tipo di merce e pur continuando ad avere un alto tasso di scambio, le cose si sono ridimensionate, lasciando tirare un piccolo respiro di sollievo a madre Terra; queste modificazioni hanno ispirato l’economia delle aspirazioni moderne.

Lo stop imposto dalla crisi sanitaria, ha concesso alle persone qualcosa di gratuito e, volendo, sempre disponibile; il tempo per pensare e comprendere che la direzione era sbagliata.

Stare fermi ci ha permesso di modificare le priorità; oggi le persone chiedono alle aziende prima di tutto di dimostrare la loro sostenibilità, dando prova che si stanno prendendo cura dell’ambiente.

Nel 2020 è decisamente aumentata la percentuale di persone che fanno più attenzione a cosa acquistano, controllando la provenienza dei prodotti, le materie prime utilizzate, la filiera, ma anche l’inclusività delle diversità e il trattamento dei dipendenti.

(Studio Gfk 2020 via Brand news)

un'immagine del report GFK sul comportamento di acquisto nell'economia delle aspirazioni moderne

Tutte cose fondamentali che hanno recuperato importanza in questo passaggio di era.

Oggi possiamo addirittura rifiutare di essere “seguiti” dai marchi nella nostra navigazione quotidiana, avendo riacquistato la libertà di non accettare le politiche di tracciamento imposte dai cookie; questo ha un’influenza benefica sulle persone perché permette loro di vedere meno annunci pubblicitari nelle bacheche social, lasciandole più libere di elaborare ed esercitare una scelta.

Siamo tornati a cercare in autonomia un prodotto in rete senza il timore di vedercelo poi spammato ovunque; abbiamo ripreso a fare valutazioni di vario genere prima di acquistare e ci diamo il tempo per pensarci.

L’importanza della cura nella scelta di acquisto

Un business che (a sorpresa) si rivela fiorente nell’ultimo periodo è quello delle librerie indipendenti che prosperano grazie alle relazioni che i librai instaurano con i lettori, accompagnandoli nella conoscenza dei testi; presentati con piccoli eventi volti al confronto e all’approfondimento, i libri diventano un fatto di cui parlare con il titolare, per decidere con calma, fare domande e consultare il catalogo, attentamente assemblato dal libraio stesso.

un grafico che evidenzia la crescita del mercato editoriale nell'economia delle aspirazioni moderne

In una parola: cura.

Qualcosa che abbiamo riscoperto come importante in tutto ciò che facciamo e che ha un legame molto stretto con le aspirazioni moderne.

Esistono consumatori (uomini e donne) virtuosi che hanno i propri marchi di riferimento e per non sbagliare mai si affidano ai vari influencer (profumatamente pagati) che si avvicendano nel darne testimonianza, per scoprire caratteristiche, modalità di utilizzo e qualche storia del brand: una pratica che in America si è evoluta nella nascita del curatore.

In contrapposizione all’influencer, il curatore è quasi sempre una persona che mantiene l’anonimato e che si specializza nella conoscenza e divulgazione di prodotti e marchi accuratamente selezionati, che per lui (o lei) non hanno segreti.

Ti puoi affidare completamente alla sua sapienza e alla capacità che esercita nel guidarti tra le scelte, per aiutarti a capire cos’è meglio per te; un paradiso di certezze a cui si affidano anche le celebrity, che fanno capolino tra i follower.

Ma attenzione, il curatore non punta ai numeri sui social e non conta i like; la persona che si occupa della curatela è interessata esclusivamente alla nicchia attenta a quei marchi e prodotti che fanno parte del suo portfolio, il resto è irrilevante: ti ricorda qualcuno?

Questa figura ci riporta al principio della storia, al nostro caro Yoshiyuki che nel 2014, in tempi non sospetti, decise di aprire la libreria con un solo libro, per tentare di far fronte al monopolio dei grandi gruppi editoriali con le loro migliaia di offerte, mettendoci cura, attenzione al cliente, approfondimento: un precursore della figura del curatore che, già attiva in America, presto prenderà vita anche in Italia, perché noi siamo fatti così.

Nell’attesa che nascano curatori di casa nostra, possiamo fare tanto comprando solo quel che ci serve davvero, sostituendo i prodotti quando hanno completato il loro ciclo di vita e facendo sempre più attenzione ad acquistare da chi produce rispettando pianeta e lavoratori.

Credo siano proprio questi i primi passi per diventare persone capaci di sapere cosa acquistare, allargando la nostra visuale per fare in modo che contenga tutto quello che riguarda un prodotto, da quando nasce a quando arriva in negozio o a quando Amazon (sic) lo consegna.

Essere umano, copywriter, UX writer & event designer at Linguaggi Umani | info@robertamarchi.com | Website

Mi chiamo Roberta Marchi e scrivo per aiutare brand e persone a incontrarsi, sia in digitale che live.

Mi appassiona la visione d'insieme e la creatività, che senza analisi è nulla. Credo nella comunicazione che rilascia ispirazioni, come quelle che ho ricevuto viaggiando; l'incontro con culture diverse mi ha insegnato a contaminare le mie certezze per non sentirmi mai troppo al sicuro e restare disponibile al cambiamento.