Negli ultimi dieci giorni il mio impegno nella ricerca è stato messo a dura prova dalla quantità di informazioni sulle nuove tendenze della comunicazione e dalla velocità alla quale viaggiano; decidere cos’è rilevante per me e per le persone alle quali mi rivolgo a volte diventa un dilemma che richiede respiri profondi e molta fiducia nel futuro, per essere risolto: oggi ti parlo di  shoppertainment, nuova importante tendenza social.

C’è gran fermento nella realtà virtuale che verrà, presa di mira dai grandi brand come Victoria’s Secret e McDonald’s, impegnati a depositare marchi adatti a vendere prodotti virtuali nel metaverso a suon di NFT e blockchain; anche il mondo della cultura si fa sentire con un’incursione in quello del marketing destinato alle donne, svelando la manipolazione utilizzata da guru della crescita personale, spirituale (e varie) che per anni hanno raccontato alle donne quanto la soluzione ai problemi di lavoro, sesso, relazioni e genitorialità, consistesse nell’essere più sicure.

Con una ricerca pubblicata il 9 febbraio, Confidence Culture, Shani Orgad e Rosalind Gill, docenti di media e comunicazione presso la London School of Economics and Political Science, mettono in discussione il “culto della fiducia”, spiegando che consegnando tutta la responsabilità dei gap di genere alla poca autostima che le donne coltivano dalla notte dei tempi, si svincolano tutte le istituzioni e organizzazioni statali e culturali, che invece avrebbero il dovere e i mezzi per riparare al divario di genere.

La ricerca non vuole affermare che l’autostima non sia importante, ma come non possa diventare l’unico elemento da prendere in considerazione quando si tratta un tema così delicato; se frequenti Instagram non ti mancherà l’occasione di vedere ancora oggi, sedicentǝ mentor che predicano concetti discutibili diretti al mondo femminile, con il linguaggio manipolatorio e ipnotico degno della peggiore PNL.

C’è molto su cui riflettere non solo per scegliere chi seguire sui canali digitali, ma anche il tipo di messaggio che vogliamo mandare con il nostro di brand.

Poi c’è il modo.

Video, reel, video per stories

E qui torniamo all’inizio a quel shoppertainment, vendere con l’intrattenimento, che non è certo una mia invenzione, ma di Dash Hudson, un’azienda che si occupa di software per marketing social e la sa lunga su come in quei luoghi si stanno muovendo le cose.

Video, video e ancora video, è il mantra che recitano espertǝ e marketers, quello che invece sfugge è come debbano essere fatti per coinvolgere ma soprattutto convertire.

Quindi video sì ma in forma breve, meno costosi di un film pubblicitario, ma più complessi da costruire dovendo contenere al loro interno sia la proposta di acquisto che il giusto grado di intrattenimento richiesto oggi dal pubblico.

Secondo Zenith Media, nel 2021 le persone hanno trascorso in media 100 minuti al giorno guardando video online; un’ora e quaranta minuti, un tempo dentro al quale le marche possono entrare con le loro storie.

Ma cosa guarderanno le persone sui social per tutto quel tempo?

  • Generazione X e Baby Boomer sono appassionatǝ di news dal mondo dei media e dell’editoria;
  • Tutte le generazioni seguono i contenuti dei marchi preferiti e durante la fruizione acquistano;
  • Per finire con la migrazione in massa su TikTok, che sta surclassando app e TV per l’intrattenimento.

 

Un minimo di strategia e un report

Quindi se fai comunicazione per un e-commerce, ad esempio, stando al secondo punto, dovrai creare un’infrastruttura che consenta alle persone di acquistare anche dai social, mentre guardano un video di intrattenimento o uno propedeutico all’utilizzo del prodotto (shoppertainment).

Quel video ispirerà le persone a creare a loro volta un contenuto per il tuo brand che poi condividerai sui tuoi canali, in una storia più o meno senza fine, ma soprattutto organica, nella quale davvero tuttǝ vivranno felici e contentǝ.

Dash Hudson mette a disposizione un interessante report sugli insight che puoi scaricare qui, per approfondire gli aspetti utili a costruire la tua migliore strategia di comunicazione video per creare un intrattenimento che vende.

esempio di shoppertainment, l'intrattenimento che vende

 

Una piccola raccomandazione

Mantieni aperta la porta del testo, sarà lui che, attraverso la scrittura di storie brevi, ti aiuterà a confezionare i video migliori; e poi non dismettere le parole di post e articoli, perché non sappiamo come potrebbe cambiare il vento dei social e quanto imprimersi l’impronta dello shoppertainment; se continui a nutrire la tua casa di parole (sito/blog) non resterai mai senza un tetto sulla testa.

Essere umano, copywriter, UX writer & event designer at Linguaggi Umani | info@robertamarchi.com | Website

Mi chiamo Roberta Marchi e scrivo per aiutare brand e persone a incontrarsi, sia in digitale che live.

Mi appassiona la visione d'insieme e la creatività, che senza analisi è nulla. Credo nella comunicazione che rilascia ispirazioni, come quelle che ho ricevuto viaggiando; l'incontro con culture diverse mi ha insegnato a contaminare le mie certezze per non sentirmi mai troppo al sicuro e restare disponibile al cambiamento.