Oggi pensavo a Elon Musk che il 27 maggio ha realizzato una parte di quella mission che coltiva da tempo: mandare nello spazio uomini che possano raggiungere la Luna e Marte e costruire nuove società.

C’è sempre il rischio di una catastrofe, come ciò che è successo ai dinosauri, o di una guerra nucleare globale… Dal punto di vista della garanzia della sopravvivenza dell’umanità, la cosa più potente che potremmo fare è stabilire una seconda civiltà autosufficiente al di fuori della Terra e l’unico posto realmente fattibile è Marte.

Queste le parole di Musk, rilasciate in un’intervista a Forbes diciassette anni fa, mica ieri.

Il suo scopo era chiaro, aveva chiarito la mission e nel tempo l’ha perfezionata, ritrovandola sempre più coerente con il contesto; dai cambiamenti climatici alle pandemie (sic), il suo sogno, che all’epoca poteva sembrare strampalato, oggi assume un significato denso, congruente con una necessità.

Chiarire la mission, per raggiungere uno scopo

Space X, la società di questo imprenditore geniale, da tempo fornisce i mezzi per i collegamenti con la Iss, ma è la prima volta che compie un viaggio con umani a bordo; dal ritiro dello Shuttle nel luglio del 2011, gli Stati Uniti non avevano più mandato i loro astronauti nello spazio e forse l’occasione di Musk è nata proprio in quel momento.

Ti dirò di più: ha già delle prenotazioni e il prossimo anno un gruppetto di pochi eletti farà un simpatico giro intorno alla Terra, soddisfando così anche vision e mission aziendale.

Potrebbe sembrare un esempio un po’ fuori mano, data la straordinarietà del personaggio, ma credo che lui trasferisca una lezione molto utile per rivedere i fondamentali di un’impresa professionale che vuole durare nel tempo.

Uno di questi è proprio la mission, quella predisposizione interiore che sta alla base della creazione di qualsiasi progetto e che spesso si perde nel percorso a ostacoli della quotidianità.

Parlo del motivo per cui fai tutti i giorni quello che fai, da cui sono partite tutte le scelte che ti hanno messo in sfida e consentito di realizzarti e provare soddisfazione, senza fare confusione; c’è differenza tra vision e mission, chiarirla aiuta a dare direzione alla comunicazione e al business.

La visione aziendale è il tuo modo di interpretare il mondo attraverso i tuoi prodotti o servizi, mentre la missione è legata allo scopo che dai al tuo lavoro.

Come scoprire la propria

La mission aziendale è quel punto di partenza forte, credibile e utile che va riposizionato al centro del tuo brand, verificando che nel tempo non si sia modificato; è una di quelle azioni che possono restituirti un certo slancio anche comunicativo in un momento un po’ sospeso, dove sembrano inefficaci le azioni che prima ti facevano avanzare.

  • Perché fai questo lavoro
  • Cosa ti distingue dagli altri
  • Che benefici porti nella vita delle persone
  • Dove ti vedi fra dieci anni

Sono le domande alle quali hai già risposto tempo fa che oggi puoi rivedere per calibrare le scelte, correggere il tiro e valutare piani B; la missione è utile se spendibile ogni giorno: ha bisogno di essere nutrita, alimentata e a volte anche cambiata.

Per produrre contenuti di qualità e utili per chi ti legge, hai bisogno di rivedere ciclicamente il tuo perché e ridargli vivacità in modo che diventi il faro che illumina la strada comunicativa da percorrere in un determinato momento.

È un esercizio che ti aiuta a rientrare nella profondità delle tue motivazioni, permettendoti di evidenziare possibili incongruenze e correggerle.

Se comunichi con un atteggiamento rinnovato, senza guardare troppo la reach delle ultime settimane, alterata dalle diverse fasi che la società sta vivendo, puoi continuare ad avanzare offrendo il tuo valore unico, che presto verrà riconosciuto.

Essere umano, copywriter, UX writer & event designer at Linguaggi Umani | info@robertamarchi.com | Website

Mi chiamo Roberta Marchi e scrivo per aiutare brand e persone a incontrarsi, sia in digitale che live.

Mi appassiona la visione d'insieme e la creatività, che senza analisi è nulla. Credo nella comunicazione che rilascia ispirazioni, come quelle che ho ricevuto viaggiando; l'incontro con culture diverse mi ha insegnato a contaminare le mie certezze per non sentirmi mai troppo al sicuro e restare disponibile al cambiamento.