Il marketing inclusivo è una sfida che coinvolge il prodotto (o servizio), prima di qualsiasi narrazione fantasiosa, rendendolo accessibile a generazioni (X, Y, Z e precedenti) e minoranze potenzialmente interessate al suo utilizzo.
Solo dopo è possibile costruire la storia comunicativa, scegliendo linguaggi verbali e visivi adeguati a rappresentare il pubblico con le sue storie personali.
Savage x Fenty, il brand di Rihanna che insegna
Se acquistassi un abito vorrei vederlo indossato da una persona normale, più simile a me che a una modella, perfetta per le sfilate ma un po’ meno per guidarmi in una scelta.
Voglio trovare anche la mia storia in un prodotto e sentire che quella marca si sforza di rappresentare le persone così come sono; è una sfida che fa della comunicazione un punto di contatto tra le diversità, aiutando ogni persona a ricordarsi che la società è variegata e quindi ricca di possibilità.
È una questione di credibilità, che viene a mancare nel momento in cui per promuovere un abito, un ristorante, un attrezzo per lo sport, gli unici modelli che vengono proposti si rifanno a una perfezione fisica (di carnagione quasi sempre chiara) incapace di rappresentare la varietà di cui si compone la società.
L’inclusione come scelta di brand
Alle marche serve il coraggio di fare un passo in avanti per entrare nel presente, che oggi o è rappresentato così, come proposto da Rihanna, oppure non è rappresentato affatto; ed è una questione urgente da affrontare, con una società che ai brand sta chiedendo tantissimo, tenendoli sotto la lente d’ingrandimento sulle questioni cruciali come ambiente, sostenibilità, responsabilità sociale e inclusività.
In questo modo il marketing e la pubblicità posso diventare agenti di cambiamento, un punto di contatto tra le diversità, partecipando attivamente all’emancipazione culturale della società; una responsabilità che ancora troppo spesso il mondo della comunicazione dimentica di avere.
Mi chiamo Roberta Marchi e scrivo per aiutare brand e persone a incontrarsi, sia in digitale che live.
Mi appassiona la visione d'insieme e la creatività, che senza analisi è nulla. Credo nella comunicazione che rilascia ispirazioni, come quelle che ho ricevuto viaggiando; l'incontro con culture diverse mi ha insegnato a contaminare le mie certezze per non sentirmi mai troppo al sicuro e restare disponibile al cambiamento.